L’Issipile, Vienna, van Ghelen, 1732

 L’ISSIPILE
 
 
    Drama per musica da rappresentarsi nella cesarea corte, per comando augustissimo, nel carnevale dell’anno MDCCXXXII.
    La poesia è del signor abbate Pietro Metastasio, poeta di sua maestà cesarea e cattolica. La musica è del signor Francesco Conti, compositore di camera e tiorbista di sua maestà cesarea e cattolica.
    Vienna d’Austria, appresso Giovanni Pietro van Ghelen, stampatore di corte di sua maestà cesarea e regia cattolica.
 
 
 ARGOMENTO
 
    Gli abitatori di Lenno, isola dell’Egeo, occupati prima a guerreggiar nella vicina Tracia ed allettati poscia dal possesso delle proprie conquiste e dall’amore delle lusinghiere nemiche, non curarono per lungo tempo di ritornare alla patria né alle abbandonate consorti. Onde irritate queste da così acerbo disprezzo, cambiarono il mal corrisposto affetto in crudelissimo sdegno. Alfine Toante re e condottiere de’ Lenni, desideroso di trovarsi presente alle nozze della sua figlia Issipile, stabilite con Giasone principe di Tessaglia, persuase loro il ritorno alla patria. Giunse poco grata alle donne di Lenno simil novella, poiché oltre la memoria delle antiche offese si sparse fra di esse che gli sposi infedeli conducevan di Tracia le abborrite rivali a trionfar sugli occhi delle tradite consorti. Onde lo sdegno e la gelosia degenerando in furore, conclusero ed eseguirono il barbaro disegno di ucciderli tutti al primo loro arrivo, simulando tenere accoglienze e facendosi ritrovare occupate nella celebrazione delle feste di Bacco, affinché il disordine dello strepitoso rito ricoprisse e confondesse il tumulto e le grida che dovean nascere nella esecuzion della strage. Issipile, che abborriva di versare il sangue paterno né poté aver agio di avvertir Toante del suo pericolo prima che approdasse in Lenno, simulando il furore delle altre, accolse, nascose il genitore e finse averlo già trucidato. Costò però molto alla virtuosa principessa questa pietosa mensogna, perché creduta le produsse l’abborrimento ed il rifiuto di Giasone, e scoperta l’espose allo sdegno delle deluse compagne.
    Condottiera ed eccitatrice della feminil congiura fu la feroce Eurinome, lo sdegno della quale avea, oltre le comuni, altre più remote cagioni. Learco figlio di questa avendo lungamente amata Issipile e richiestala inutilmente in isposa, tentò alfine ma infelicemente di rapirla. Onde obbligato a fuggir lo sdegno di Toante, si era allontanato da Lenno e fatto spargere d’essersi disperatamente ucciso. La sua creduta morte era cagione dell’odio implacabile di Eurinome contro il re; onde poi nel ritorno de’ Lenni si servì accortamente delle ragioni publiche a facilitar la sua vendetta privata. Learco intanto esule e disperato si fece condottiere di pirati ma per tempo o lontananza non poté mai deporre la sua amorosa passione per Issipile. A segno che avendo saputo che Giasone andava a celebrar le nozze già stabilite con quella, si portò co’ suoi seguaci alle marine di Lenno e cautamente s’introdusse nella regia, per tentar di nuovo di rapir la principessa o di sturbar almeno le sue nozze. L’insidie dell’innamorato Learco fanno una gran parte delle agitazioni d’Issipile. La quale però finalmente vede per vari accidenti assicurato il padre, punito l’insidiatore, calmato il tumulto di Lenno e disingannato Giasone che divien suo consorte (Erodoto, libro VI, Erato; Ovidio, Valerio Flacco, Stazio, Apollodoro ed altri).
    L’azzione si rappresenta in Lenno.
 
 
 INTERLOCUTORI
 
 TOANTE re di Lenno, padre d’Issipile
 ISSIPILE amante e promessa sposa di Giasone
 EURINOME vedova principessa del sangue reale, madre di Learco
 GIASONE principe di Tessaglia, amante e promesso sposo d’Issipile, condottiere degli argonauti in Colco
 RODOPE confidente d’Issipile ed amante ingannata di Learco
 LEARCO figlio d’Eurinome, amante ricusato d’Issipile
 
    Comparse di soldati e cavalieri lenni con Toante, di donne baccanti ed amazzoni con Issipile ed Eurinome, d’argonauti con Giasone, di pirati con Learco
 
 
 MUTAZIONI DI SCENE
 
    Nell’atto primo: atrio del tempio di Bacco festivamente ornato di festoni di pampini, pendenti dagli archi e ravvolti alle colonne di esso, fra le quali vari simulacri di satiri, sileni e bassaridi; parte del giardino reale, con fontane rustiche da’ lati e boschetto sacro a Diana in prospetto, notte; sala d’armi illuminata, con simulacro della Vendetta nel mezzo.
    Nell’atto secondo: di nuovo parte del giardino reale, con fontane rustiche da’ lati e boschetto sacro a Diana in prospetto, notte; campagna a vista del mare sparsa di tende militari, sole che spunta.
    Nell’atto terzo: luogo remoto fra la città e la marina, adorno di cipressi e di monumenti degli antichi re di Lenno; lido del mare con navi di Learco e ponte per cui si ascende ad una di esse, da un lato rovine del tempio di Venere, dall’altro d’un antico porto di Lenno.
    Le mutazioni furono rara invenzione del signor Giuseppe Galli Bibiena, primo ingegnere teatrale ed architetto di sua maestà cesarea e cattolica.
 
 
 BALLI
 
    Nel fine dell’atto primo di donne baccanti che lusingano insidiosamente i soldati lenni.
    Nel fine dell’atto secondo d’amazzoni lennie disprezzate da’ guerrieri tessali.
    Nel fine dell’atto terzo di pirati ed ammazzoni prigioniere e di argonauti vincitori.
    Il primo e terzo ballo furono vagamente concertati dal signor Simon Pietro Levassori della Motta, maestro di ballo di sua maestà cesarea e cattolica.
    Il secondo ballo fu altresì vagamente concertato dal signor Alessandro Phillebois, maestro di ballo di sua maestà cesarea e cattolica, con l’arie per i balli del signor Niccola Matteis, direttore della musica instrumentale di sua maestà cesarea e cattolica.